giovedì 3 dicembre 2009
I NEMICI DELLA CROCE DI CRISTO
E’ di questi giorni la notizia allucinante di un insegnante di un istituto tecnico di Lecco che è salito su una scala ed ha tolto il crocifisso in capo alla porta che dava accesso al laboratorio e l’ha gettata nel cestino. Solo che la porta era stata lasciata aperta dall’insegnante e alcuni studenti che passavano hanno assistito alla ripugnante scena e hanno avvisato il preside. Il crocifisso è ritornato al suo posto ed il professore ha dovuto mettere le scuse per iscritto. Nella Lettera ai Filippesi (3, 18), San Paolo parla "dei nemici della croce di Cristo". Non si tratta qui degli avversari della fede cristiana e dei persecutore dei discepoli di Cristo e della Chiesa. Il punto di vista di San Paolo è di denunciare l’opposizione fatta nel mondo alla croce di Cristo, al suo insegnamento di penitenza, all’appello di Gesù : "Se qualcuno vuole seguirmi rinneghi se stesso, porti la sua croce e mi segua". Questa "croce di Cristo", prototipo di ogni croce umana, della "(nostra) croce", incontra "(dei nemici)" in degli uomini "che vanno per il loro cammino", avendo fatto, secondo la forte espressione di San Paolo, "loro dio il ventre. Essi si vantano di cose di cui dovrebbero arrossire, essi non amano che le cose materiali, che la terra". Crapulatori di ogni categoria, vittime della triplice concupiscenza, l’orgoglio, la lussuria, la frenesia di sembrare, ecco l’assemblea numerosa intorno ai beni puramente terrestri, uomini di danaro, di piacere, degli assetati di onori, di tutti i vantaggi di questo mondo e veramente in inimicizia dichiarata o silenziosa ma reale con "la croce di Gesù". Poveri uomini ! Povero mondo ! La vita soprannaturale ed anche la vita spirituale, semplicemente, senza che sia esaltata fin al piano specificatamente divino del soprannaturale, hanno bisogno d’ideale e comportano un’indispensabile rinuncia. Il compimento puro e semplice del dovere non va senza abnegazione, senza trionfo sul proprio egoismo, dalle radici e dalle spinte multiple. Dal dovere che è un obbligo stretto fin all’eroismo della virtù, della giustizia rigorosa senza la quale noi priviamo Dio ed il prossimo di quello che noi dobbiamo loro rispettivamente fino al dono totale di sé nella santità eroica e lo zelo totale, vi sono tutti i gradi e tutte le sfumature, ma, alla base ed al vertice, la croce è il segno della vita conforme alla volontà di Dio, al bene del prossimo ed alla società umana. Se vi fosse maggiormente il culto della croce nello spirito e nel cuore degli uomini, vi sarebbero meno miserie, concezioni folli e criminali ! Senza l’esaltazione della croce nell’anima degli uomini e nel mondo contemporaneo, non si dissiperà l’atmosfera pesante e coperta di nubi sempre pronte ad esplodere in piogge devastatrici e rovinose per la pace e la felicità umane. "La croce di Cristo", "stendardo" della Redenzione, del popolo di Dio, di ogni uomo sensibile e comprensivo davanti a questo segno della più grande e della più fraterna assemblea umana !
don Marcello Stanzione - Pontifex
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